COWBOY & INDIANI

INDIANI NATIVI

Quando si pensa alle grandi tribù delle montagne e delle pianure si pensa ai Sioux, ai Corvi, ai Piedi Neri, agli Shoshone, agli Arapaho, ai Lakota.Oggi le riserve degli Indiani sono ricche di storia dei Nativi: sono posti dove la cultura degli Indiani può essere ammirata nei paesaggi sacri, nei raduni annuali, nei vestiti e nei rituali così come nelle arti e mestieri che si tramandano da migliaia di anni.
La riserva è l’unico sistema che permette di preservare la loro cultura, poiché sono l’ultimo rifugio che li lega spiritualmente alla terra.
Ogni riserva ha speciali eventi ed attività sociali e culturali. I Powwow delle tribù, i giochi e i rodeo sono eventi tradizionalmente aperti al pubblico. Bisogna munirsi di permessi speciali per poter partecipare alla maggior parte delle cerimonie religiose, che di solito non sono accessibili al visitatore. Ogni tribù preserva la propria religione e tradizione con estremo orgoglio.
Durante i Powwow, i raduni sociali degli Indiani, i suoni e le danze sono accompagnati dai tradizionali costumi e cibi e bisogna fornirsi di sedie e coperte perché non vi sono posti a sedere.
Gli ospiti possono danzare nella Round Dance (tutti danzano in cerchio), ma bisogna sempre ricordare che lo spazio della danza è sacro.
 

Un viaggio per veri intenditori alla scoperta della Real America, nel cuore delle Montagne Rocciose, attraverso la storia del vecchio West, quella raccontata dal cinema. Si tratta degli Stati Uniti autentici, non patinati, di paesaggi naturali millenari, terre sacre ai Nativi, ranch e rodei. Da non perdere la visita a Yellowstone, il primo e più famoso parco nazionale d'America.

 

PERNOTTAMENTI 

 

DENVER 1 NOTTE

CHEYENNE, WYOMING 1 NOTTE

HOT SPRINGS, SOUTH DAKOTA 1 NOTTE

RAPID CITY 1 NOTTE

SHERIDAN 1 NOTTE

COSY, WYOMING 1 NOTTE

YELLOWSTONE 2 NOTTI

POCADELLO, IDAHO 1 NOTTE

SALT LAKE CITY 1 NOTTE

MOAB, UTAH 2 NOTTI

DENVER 1 NOTTE

 

VISITE : ROCKY MOUNTAIN, CRAZY HORSE MEMORIAL, MOUNT RUSHMORE, BADLANDS NATIONAL PARK, DEVIULS TOWER, BIG HORN PASS. YELLOWSTONE NATIONAL PARK, ARCHES NATIONAL PARK, SALT LAKE CITY.

 

 

 

ITINERARIO IN NORTH DAKOTA

Una traccia di un breve itinerario alla scoperta delle tradizioni dei Nativi Americani in North Dakota. Un tessuto di tappe e visite che intreccia archeologia, storia, tradizioni, arte ed artigianato.

1° Giorno – STANDING ROCK RESERVATION

La STANDING ROCK:  secondo la leggenda, la pietra Standing Rock Monument é la pietrificazione di una moglie Arikara di un uomo Dakotah, con I suo bimbo sul dorso.

SITTING BULL BURIAL SITE: Questa è l’originale tomba di Toro Seduto – Sitting Bull. Sitting Bull, che sconfisse Custer nel 1876, fuggì in Canada e si arrese a Fort Buford nel 1881. Fu ucciso durante la Ghost Dance in un’agitazione nel 1890.

Nel pomeriggio ci si dedica a BISMARCK-MANDAN

FORT ABRAHAM LINCOLN STATE PARK è la sede di molteplici attrattive storiche, On-A-Slant Indian Village e la Custer House. On-A-Slant è un villaggio degli Nativi Indiani – Mandan Village – che data 400 anni e che fu prospero per oltre 200 anni. I Mandan erano coltivatori, tribù stanziale e permanente che abitava negli earthlodge. Cinque lodge sono stati ricostruiti e si possono oggi visitare, anche all’interno. La Custer House è una replica fedele all’ultima dimora occupata Generale George e dalla moglie Libbie Custer. Tour della casa, del magazzino, del granaio, delle baracche del 7° cavalleggeri e delle stalle portano indietro nel tempo.

FIVE NATIONS ARTS DEPOT: A Mandan in un deposito ferroviario restaurato – Great Northern Railroad Depot – questo emporio presenta arte autentica dei Nativi d’America, gioielleria, ceste impagliate, faretre, vesti di pelle di bisonte ed altri materiali naturali.

 

2° Giorno – BISMARCK MANDAN

NORTH DAKOTA HERITAGE CENTER:  Il museo conserva una favolosa collezione sui Nativi delle Praterie con reperti e mostre che presentano varie tribù del North Dakota, la storia militare ed agricola, così come la preistoria. Questa collezione sui Nativi é seconda solo allo Smithsonian.

CHIEF LOOKING’S VILLAGE: Questo sito di un antico villaggio Nativo Americano propone un tour auto-guidato del territorio che include avvallamenti del terreno per earthlodge e trincee di fortificazione.

UTTC CULTURAL ARTS INTERPRETIVE CENTER: Il centro mostra lavori d’arte di Nativi Americani che illustrano culture e storia delle tribù dell’upper Missouri e delle Northern Plains.

DOUBLE DITCH INDIAN VILLAGE STATE HISTORIC SITE: il sito contiene le rovine di un grande villaggio con earthlodge dei Mandan, che si ritiene essere stato abitato per almeno 300 anni fino al 1781.

 

3° Giorno – WASHBURN e STANTON

THE LEWIS AND CLARK INTERPRETIVE CENTER AND FORT MANDAN: Questo centro di classe mondiale illustra la storia dei Corps of Discovery in North Dakota. Fort Mandan è una replica della dimora invernale degli esploratori e della spedizione. Il sito si trovava vicino ai Villaggi  Mandan coi quali si intrattennero scambi commerciali durante il soggiorno nell’inverno 1804-05, con finalità di sopravvivenza e di conoscenza al fine di portare Avanti con success oil passaggio a nord ovest verso il Pacifico.

KNIFE RIVER INDIAN VILLAGES NATIONAL HISTORIC SITE: le rovine di un antico villaggio Indiano occupato in ultimo nel 1845 da tribù Hidatsa e Mandan, ove i due esploratori Lewis e Clark incontrarono la fanciulla Indiana Sakakawea in 1804. I nativi d’America occuparono questa zona per oltre 11.000 anni. Questi sono i resti di tre villaggi Hidatsa con ben 210 avvallamenti presenti nel sito. Fu la dimora di Sakakawea, ed oggi moderno museo, visitor center ed earthlodge Hidatsa.

 

4° Giorno – FORT BERTHOLD RESERVATION

FOUR BEARS BRIDGE: Il ponte è stato recentemente ricostruito in un’unica struttura che mantiene l’estetica volute e rappresentativa delle tribù Mandan, Hidatsa ed Arikara.

CROW FLIES HIGH OBSERVATION POINT: Vista spettacolare del Lake Sakakawea, dei promontori delle Badlands e delle fondamenta subacquee della cittadina dei Sanish.

THREE TRIBES MUSEUM: Scoprite la storia delle tribù Mandan, Hidatsa ed Arikara attraverso reperti ed apprendete informazioni sul fiume e sugli allagamenti per la creazione del lago artificiale Lake Sakakawea.

OLD SCOUT CEMETERY: Onorate i guerrieri Arikara/Sanish che servirono come scout al Generale George Custer nella battaglia di Little Big Horn, ed onorate i capi ed i membri della tribù Arikara che hanno combattuto per il proprio paese I tempi di guerra e pace.

 

SACAGAWEA

 

 Fu una donna nativa americana della tribù degli Shoshoni. (Salmon (Idaho), 1788 – Omaha, 20 Dicembre 1812).

Accompagnò Meriwether Lewis e William Clark durante l’omonima spedizione atta ad esplorare l’America nord-occidentale. Viaggiò per migliaia di chilometri dal Nord Dakota fino alla costa pacifica dell’Oregon tra il 1804 ed il 1806 e Clark la soprannominò “Janey”. Sacajawea nacque nellatribù Agaidika (“mangiatori di salmoni” nell’idioma indigeno) degli Shoshoni i quali vivevano in Idaho. Quando raggiunse i dodici anni venne rapita assieme ad altre ragazze da un gruppo degli Hidatsa durante una battaglia che vide la morte di quattro uomini, quattro donne e molti giovani dei Shoshoni. Sacajawea in seguito fu trasferita in un villaggio Hidatsa presso l’odierna Washburn, in  Nord Dakota. All’età di tredici anni divenne la moglie di Toussaint Charbonneau, un commerciante di pelli francese che viveva nel villaggio, il quale già aveva un’altra moglie di nome Otter Woman. Si pensa che Charbonneau abbia comprato entrambe le “mogli” dalla tribù oppure che abbia vinto Sacajawea al gioco.

 

Sacajawea rimase incinta nel periodo in cui il “Corpo di Esplorazione” arrivò nelle vicinanze del villaggio Hidatsa per passare il loro inverno a cavallo tra gli anni 1804 e 1805. In quel luogo i capitani Lewis e Clark costruirono il forte Mandan e si informarono tra i vari commercianti se ve ne fosse stato qualcuno in grado di aiutarli da lì in avanti con delle traduzioni fungendo da interprete. I due esploratori convennero per reclutare Charbonneau ed in seguito scoprirono che sua moglie era in grado inoltre di parlare la lingua Shoshoni. Ben presto capirono che avrebbero avuto bisogno di questa coppia per raggiungere la sorgente del Missouri.

Una settimana dopo Sacajawea e Charbonneau entrarono stabilmente nel forte e Lewis stesso poté assistere al parto di Jean-Baptiste l’11 febbraio 1805. Clark e gli altri soprannominarono il neonato “little pomp” o “pompy” col significato di “primogenito”. In aprile il corpo di spedizione lasciò il forte ed iniziò la risalita del fiume Missouri tramite piroghe.

Il 14 maggio 1805 Sacajawea riuscì nell’impresa di recuperare degli oggetti che erano caduti in acqua dopo il rovesciamento di una barca tra i quali vi erano anche il diario ed i rapporti dei due capitani. Questi ultimi elogiarono particolarmente l’avvenimento e nominarono il corso d’acqua “fiume Sacagawea” in suo onore.

Nell’agosto 1805 incontrarono una tribù Shoshoni e tentarono di proporre degli scambi per ottenere dei cavalli per poter attraversare i passi tra le Montagne Rocciose. Sacajawea, che in quell’occasione si rivelò essere la sorella del capo-tribù di nome Cameahwait, si fece avanti nel ruolo di traduttrice.

Il 20 novembre, nel momento in cui erano ormai prossimi alla foce del fiume Columbia, Sacajawea si privò della sua cintura per permettere ai capitani di poter trattare l’acquisto di una pelliccia che avrebbe dovuto essere un regalo per il presidente Thomas Jefferson.

In gennaio, quando l’oceano Pacifico era stato raggiunto e la truppa stava svernando a forte Clatsop, una carcassa di balena si arenò sulla spiaggia e Sacajawea insistette in maniera ostinata per poter vedere quella che per lei era una grande meraviglia. Durante il viaggio di ritorno consigliò inoltre a Clark di passare le Montagne Rocciose in quello che oggi è noto come passo Bozeman, in seguito scelto anche dalla “Northern Pacific Railway” (Ferrovia del Nord Pacifico) come passaggio opzionale per attraversare la suddetta catena montuosa.

Charbonneau e Sacajawea dopo la spedizione passarono 3 anni tra gli Hidatsa prima di accettare l’invito di Clark e di stabilirsi a St. Louis nel 1809. La coppia affidò l’educazione di Jean-Baptiste a Clark il quale lo iscrisse alla Saint Louis Academy. Poco dopo il 1810 (non si conosce la data precisa) Sacajawea diede alla luce sua figlia Lisette.

Secondo dei documenti storici Sacajawea morì nel 1812 di una malattia sconosciuta.

Secondo alcune storie tramandate oralmente dai nativi americani si dice che Sacajawea anziché morire nel 1812 lasciò il marito e si imbatté in una tribù nelle Grandi Pianure durante il tragitto per il ritorno alla sua terra. Qui si sposò e lasciò in seguito la tribù, dopo l’uccisione del marito, per proseguire il suo ritorno verso i Lehmi Shoshoni nel Wyoming.

Una donna Shoshoni di nome Porivo (donna-capo) morì nella riserva indiana di Wind River nel Wyoming, il 9 aprile 1884. Il reverendo che officiò al suo funerale comunicò dopo le esequie che la donna in questione era la nota Sacajawea

Nel 1925 un medico Sioux, il dottor Charles Eastman, venne incaricato dall’Ufficio degli Affari Indiani di localizzare i resti di Sacajawea. Eastman fece visita a varie tribù indiane interrogandole su chi avesse avuto notizie di Sacajawea. Nella ricerca tralasciò comunque la tribù dove Sacajawea passò l’infanzia, gli Agaidika, e quella dove morì Porivo, la donna indiana creduta Sacajawea. La sua conclusione fu che l’ipotesi relativa a Porivo fosse veritiera. Nel 1963 nella riserva indiana vicino a Lander, nel Wyoming, venne eretto un monumento a “Sacajawea degli Shoshoni” sulla base di questa affermazione.

 

Una lunga diatriba si svolge da diverso tempo riguardo l’etimologia e la corretta pronuncia del nome dell’amerinda.

Sacagawea: Sacagawea è in assoluto la versione più utilizzata e si pronuncia con la “g” dura. Gli stessi Lewis e Clark nel loro diario la chiamano in questo modo per ben 17 volte. La scrittura “Sacagawea” fu accettata nel 1910 dall’Ufficio Etnologico degli Stati Uniti ed è stata scelta anche per essere rappresentata sul dollaro commemorativo. Naturalmente è utilizzata anche da altre fonti e da moltissimi studiosi di storia.

Sakakawea: Sakakawea deriva dalla parola Hidatsa “tsakáka wía” (donna-uccello) ed è il nome più usato dopo Sacagawea oltre ad essereutilizzato dalle “Tre Tribù Affiliate”, la Hidatsa la Mandan e la Arikara. Questa scrittura è diffusa in tutto il North Dakota dove ha dato anche il nome ad un lago. Non meno importante è il fatto che sia la versione più condivisa tra gli specialisti. Inoltre la Società di Storia del North Dakota (North Dakota State Historical Society) ha trovato dei riferimenti a questo tipo di scrittura, proprio tra le registrazioni del viaggio, secondo le quali Charbonneau spiegò ai membri della spedizione che il nome di sua moglie significava “donna-uccello” ed in aggiunta Lewis scrive di lei utilizzando due modi, tra i quali questo.

Sacajawea: Sacajawea o Sacajewea si dice derivi dalla parola del linguaggio Shoshoni che significa “colei spinge/tira la barca” ed è l’appellativo preferito dalla tribù dei Lemhi Shoshoni i quali sostengono che i rapitori Hidatsa avrebbero semplicemente cambiato il suo nome adattandolo al loro dialetto. Il nativo americano dell’Idaho John Rees si interessò dei fondamenti di questa etimologia nel 1920 ed in un’edizione ripubblicata nel 1970 col titolo di “Madame Charbonneau” sostenne con varie argomentazioni questa tesi.

La parola Sacajawea, usata negli insegnamenti fino al tardo XX secolo, è ormai considerata errata dalle moderne accademie. Il professor Liljeblad dell’Università di Stato dell’Idaho sostiene che sia improbabile che la parola Sacajawea derivi dalla lingua Shoshoni in quanto potrebbe avere delle attinenze con la parola “saiki” (barca) ma il resto del nome risulterebbe incomprensibile a qualsiasi nativo di quella tribù.

Rozina George, lontana parente di Cameahwait (fratello di Sacajawea), sostiene che la tribù dei Lemhi non riconosce la scrittura Sacagawea e nemmeno la relativa pronuncia. La prova viene mostrata dalle scuole e dalle aree commemorative dell’area le quali riportano tutte il nome Sacajawea.

In conclusione possiamo notare come vi siano molte parole Shoshoni che possono essere legate etimologicamente a questo nome e probabilmente non si riuscirà mai ad ottenere una risposta definitiva.

 

La figura di Sacajawea ha ispirato il film western I due capitani (The Far Horizons, 1955), diretto da Rudolph Maté, con le interpretazioni di Donna Reed (Sacajawea), Fred MacMurray (Meriwether Lewis) e Charlton Heston (William Clark).

La storia di Sacajawea è ripresa e raccontata, in modo romanzato e “groeningiano”, nell’episodio dei Simpson Il tour storico di Marge della quindicesima serie.

Seppure in breve, la sua vicenda è narrata anche nel film con Ben Stiller, Una notte al museo.

A lei è stata dedicata una emissione della moneta da un dollaro.

Durante l’episodio della serie TV Star Trek: Voyager “Coda”, la navetta sulla quale si trovano il Capitano Janeway e il Comandante Chakotay viene identificata col nome Sacajawea.

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