Bologna conserva nel centro storico della città l’antico impianto medievale percepibile attraverso i lunghi portici e le antiche torri. Bologna è una città accogliente, con una lunga storia che si manifesta nei tanti capolavori nascosti nelle sue chiese e nelle decorazioni dei suoi palazzi.
BOLOGNA è conosciuta in tutto il mondo come la DOTTA perché ospita la più antica università del mondo, l’Alma Mater Studiorum, che per quasi mille anni ha reso la città un luogo vitale ed all’avanguardia oltre che un animato centro di cultura e di studio, un crocevia di genti e di culture diverse.
Un altro appellativo con cui è definita la città è ROSSA per i caratteristici e tradizionali colori caldi dei tetti dei caseggiati del centro storico, infine GRASSA per l’incredibile ricchezza egenerosità della sua offerta culinaria.
Una cucina, quella bolognese, che come tutte quelle della tradizione italiana deriva dalla cultura contadina, dal legame con il territorio e che riflette uno stile di vita che vuole essere ottimista, dedicato all’abbondanza pur utilizzando spesso “tagli poveri”, alla generosità ed alla intensità dei sapori.
LODISIO, SAN COLOMBANO e LE STREGHE DI SPIGNO MONFERRATO
Il Lago d'Iseo è un lago lombardo, situato fra i due maggiori e più noti: il Lago di Garda a est e il Lago di Como e ovest. Le sue acque spartiscono i confini delle province di Brescia (sponda orientale) e Bergamo (sponda occidentale). È un lago di origine glaciale che a valle presenta un sistema di colline moreniche, a disposizione concentrica, formatesi per deposito dei detriti, su cui ora si estende la zona denominata Franciacorta, terra di bollicine.
Al centro ospita Monte Isola, l'isola lacustre più grande d'Europa e i suoi due isolotti satelliti: San Paolo a Sud e Loreto a Nord. Le sue acque sono molto pescose, il paesaggio è vario e in molti tratti ancora selvaggio, i suoi abitanti riservati ma ospitali, di primo acchito diffidenti ma autentici.
Il Lago d'Iseo si inserisce in un contesto montano; è infatti la porta di accesso alla Val Camonica, una delle più estese valli lombarde, conosciuta per le incisioni rupestri dei Camuni, popolazione di epoca neolitica, e meta di escursioni sportive e sciistiche.
Il Vajont è un affluente del fiume Piave, in cui si getta nei pressi del piccolo comune di Longarone, in provincia di Belluno, dopo avere scavato una profonda gola, detta del Vajont, fra le più belle delle Alpi, tra il monte Toc e il monte Salta. Nell’Italia del boom economico, alla fine degli anni Cinquanta, in questa area viene realizzata un’opera ingegneristica di mirabolante portata: una diga, celebrata come la più grande d’Europa. Il cantiere viene aperto nel gennaio del 1957 e l’inaugurazione dell’opera avviene nel 1959. L’azienda privata costruttrice, la Sade (Società Adriatica di elettricità), in fase di realizzazione, non tiene conto dei rischi di franosità e di eventi sismici della zona e ignora le ipotesi di pericolo paventate da chi conosce bene l’area. Richieste di intervento e di denuncia dei rischi continueranno ad essere ignorate per anni. I costruttori ritengono di mantenere la situazione sotto controllo e che eventuali problematiche non saranno di estrema rilevanza.
La sera del 9 ottobre 1963 si genera una frana di alcuni milioni di metri cubi: la diga rimane in piedi, ma un vero e proprio tsumani si riversa su Longarone: la cittadina viene spazzata via con oltre duemila morti.
La forza e l’urto dell’acqua è talmente forte che gran parte delle vittime vengono ritrovate senza vestiti, spazzati via dallo spostamento. Riviviamo quei drammatici momenti attraverso immagini dell’epoca, per una tragedia considerata come uno dei disastri naturali più gravi di tutto il secolo.
Quest’isola, soprannominata Isola di Smeraldo oppure Tigre celtica, è un paese di tradizione, miti e straordinaria bellezza, ricco di magia anche grazie al folclore popolare legato alle leggende su elfi, fatine e boschi. Questa terra è disseminata di molti castelli e di numerosissime tracce dei secoli passati, caratterizzati da imprese eroiche ma anche da cruente battaglie. Questo ha consentito che storia e leggenda si mescolassero in modo estremamente affascinante contribuendo a creare una destinazione perfetta da vivere e da scoprire.
La componente “Nizza Monferrato e il Barbera” si colloca nell’Alto Monferrato, nella sua core zone rientrano porzioni dei comuni di Montegrosso, Mombercelli, Agliano Terme, Castelnuovo Calcea, Vinchio, Vaglio Serra e Nizza Monferrato.
L’area situata nella Provincia di Asti è stata selezionata all’interno del territorio del vitigno Barbera, varietà coltivata da oltre 500 anni nel territorio piemontese, racchiudendo nel suo perimetro la porzione territoriale più significativa del sistema produttivo, culturale e paesaggistico della D.O.C.G. Barbera d’Asti.
In questo contesto si inserisce la città di Nizza Monferrato considerata la capitale del Barbera dal punto di vista commerciale e promozionale, da sempre fondamentale anche grazie alla sua posizione strategica rispetto alle provincie di Asti e Alessandria.
All’interno del distretto sono presenti numerose testimonianze legate alla cultura contadina e del vino. Il Museo delle Contadinerie e delle Stampe Antiche Bersano è uno di questi luoghi, voluto da Arturo Bersano, a partire dal 1950, per raccogliere le testimonianze più sofferte ed allo stesso tempo gioiose della cultura enoico-contadina. Ancora oggi riconosciuto come museo del “saper fare”, con la sua collezione di attrezzi da lavoro in vigna, racconta una storia che parla di evoluzione di tecniche e di saperi nella produzione del vino.
La componente “Nizza Monferrato e il Barbera” conta 880 vigneti coltivati prevalentemente a Barbera, 229 aziende vitivinicole specializzate nella produzione del vino Barbera D.O.C.G., una cantina cooperativa di Vinchio e Vaglio Serra ed infine l’Enoteca Regionale di Nizza.